rassegna stampa
F. TURCO: La rivoluzione del '76 - 2012
LA DIRIGENZA E LO STAFF
"Le trattative contrattuali, in quegli anni, si facevano campionato per campionato e quindi io ogni anno mi mangiavo le ferie per andare in ritiro con la squadra e battagliare con i giocatori e non soltanto con loro. Ma anche con Boniperti, che dall'altra parte - beato lui - risolveva il problema dei bianconeri in una mezza giornata, esaltato dai mass media nel confronto con i 'cugini' poveri". Parole e firma di Beppe Bonetto, anche detto 'il Dottore'. Bonetto non era soltanto il direttore sportivo, faceva parte del Consiglio di Amministrazione e ne era il segretario. Ma era soprattutto l'uomo di fiducia di Pianelli, che teneva in pugno il Torino e ne tirava le fila. Quei negoziati catturano tuttora la curiosità, anche perchè così diversi da quelli attuali, caratterizzati dalla presenza nefasta (grazie!!!) dei procuratori. La trattativa 'regina' era sempre stata quella con capitan Ferrini, e va rivissuta nelle parole di Bonetto: "Sono arrivato alla conclusione che la trattativa con Giorgio faceva parte di una sceneggiata messa in piedi fra presidente e capitano, in cui io ero inconsapevolmente coinvolto. La procedura era la solita: io iniziavo la 'campagna ingaggi' convocando Giorgio. Iniziavo a parlare, e parlavo, parlavo utilizzando tutti gli argomenti possibili: la difficile situazione del momento (che in casa granata era, ed è, endemica), il 'cuore Toro', la stima dei dirigenti, il suo futuro nell'ambito della società e così via. L'accordo veniva raggiunto, il contratto firmato, ma chissà perchè il giorno dopo arrivava in ritiro il presidente". E a quel punto cosa accadeva? "Succedeva che Pianelli si appartava con Ferrini, con lo scopo non dichiarato di riprendere e definire, nell'ambito dei rapporti personali con la proprietà, un problema che io credevo di aver brillantemente risolto. Di fatto, era un 'teatrino' che si concludeva con Pianelli che, compiaciuto, esibiva il tipico sorriso a salvadanaio".
Il 'Dottore', quello granata per distinguerlo dal Dottore bianconero che, a quei tempi, era Umberto Agnelli, è un signore tutto d'un pezzo, un piemontese vero. Classe 1934, vive nel calcio da sempre, subito dopo aver conseguito la laurea in Economia, con tesi - guarda caso - sull'amministrazione delle società calcistiche. Bonetto è stato fino al 1963 responsabile amministrativo della Lega Calcio, poi... Già e poi? "Io lavoravo in Lega e il Torino a quei tempi era un caos, ci dava sempre grattacapi. Appena Pianelli salì alla presidenza, mi sorprese immediatamente: un giorno doveva versare una certa cifra in Lega e mi telefonò scusandosi perchè avrebbe potuto versarla soltanto il giorno successivo. Abituato ad un certo Torino, rimasi colpito da tanta precisione e da tanta serietà, che era anche garanzia di solvibilità. Oltre a questo incontro positivo, io ero amico fin dall'infanzia di Traversa e questo favorì il mio ingresso in società". Da quel momento Bonetto ha vissuto con il granata appiccicato addosso, tanto che il suo nipotino si chiama Paolo, come Pulici. Nel Toro è rimasto per diciott'anni tondi, dal 1° gennaio 1964 al 31 dicembre 1981, nel Toro ha vinto lo scudetto del 1976...
LO SCUDETTO DALLA A ALLA Z
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B come Beppe Bonetto, l'architetto del Toro vincente. Uno che quando nacque suo nipote insistette con la famiglia per chiamarlo Paolo, come 'Puliciclone'.
(...ma non è vero!!!!! Il nome è stato scelto da me!!!!!)
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Pagg. 91/93 e 139 - FABRIZIO TURCO - La rivoluzione del '76 - L'ultimo scudetto granata - Lìmina - Collana Storie e Miti n. 198 - febbraio 2012 - Pagine 175 - €16,00.