rassegna stampA
FUTURO EUROPA n. 28 del giugno 2001
EDITORIALE
"Nuovo appuntamento con Futuro Europa, che in questa occasione ritorna alla scelta di un lungo romanzo in apertura, con il consueto corredo di racconti al seguito. Il romanzo, Ali di Marcello Bonetto, autore del quale i nostri lettori ricorderanno bene Tracce, è un'opera più in bilico al confine dell'horror che della science fiction vera e propria: eppure della science fiction ha almeno un paio di caratteristiche, cioè la logica della costruzione e l'ambiguità d'interpretazione. Con in più una superba struttura narrativa, caratteristica di uno scrittore che alla quantità antepone la qualità e che sembra nato per intrattenere e meravigliare il lettore. Diciamo subito che i tempi di pubblicazione non hanno permesso di far coincidere l'uscita di questo romanzo, serrato, insolito, anche nella concezione grafica - fortemente voluta dall'autore, anche se potrà creare qualche piccolo problema di leggibilità... - con la fine del millenio, data nella quale gli eventi narrati arrivano tutti a conclusione. Ma non ci sembra che lo sfalso temporale danneggi l'opera. Può essere vista come un'ucronia, se vogliamo, e in fondo come certi eventi che non anticipiamo per non togliere al lettore il gusto della sorpresa (Bonetto è abilissimo costruttore di suspense, le sue storie sono sempre in bilico tra il thriller e il fantastico e il mistero poliziesco, e per quanto soprannaturale, anche questa è un'indagine) non si sono verificati allo spirare del secolo, così possiamo argomentare che uno dei testi ispiratori che l'autore cita è proprio quel Necronomicon che, come tutti sanno, è il classico libro che non esiste e non è mai esistito se non nella fantasia di Lovecraft. Bene: godetevi questo lungo romanzo..."
pag. 3
"Ritorna Marcello Bonetto, l'autore di Tracce, con un romanzo avvincente e bizzarro, in bilico tra l'horror, il thriller e la fantascienza, nel quale s'intrecciano le eco del Necronomicon e le false leggende di Lovecraft e una storia appassionante, complessa, che inchioderà il lettore fino all'ultima pagina. Un romanzo personale, bizzarro, difficilmente dimenticabile, che vi farà conoscere qualcosa sulla fine del millenio che potrebbe essere accaduto, senza che il mondo se ne accorgesse."
(Ugo Malaguti) pag. 9 Futuro Europa n. 28 del giugno 2001 - Perseo Libri srl - L. 25.000
I MIEI "PARTI"
Eran bei tempi, quando avevo tempo... e mi dilettavo a scrivere qualcosina.
I "parti" prodotti in quei lontani anni li ho sempre inviati alla
Perseo, che per gli appassionati di Fantascienza (o "Science Fiction"
secondo la più precisa dizione originale) era sempre stata un assoluto
punto di riferimento. La Perseo Libri una volta si chiamava Libra (prima
di un drammatico fallimento) ed era presente nell'editoria italiana fin
dagli anni '60. La Libra iniziò vendendo solo per corrispondenza, poi
si ampliò in edicola e soprattutto libreria per crollare repentinamente
causa problemi legati ai distributori e (novella Fenice) risorgere
appunto come Perseo, sempre diretta dal leggendario Ugo Malaguti e
sempre con sede a Bologna.
Ma anche la Perseo aveva il palmares della Juventus, con le disponibilità finanziarie di una neopromossa società di Lega Pro...
La sua nuova "versione" è la Elara. Nel sito www.elaralibri.it
vi sono comunque ulteriori dettagli, cataloghi, istruzioni e
spiegazioni (è tornata comunque a vendere solamente per corrispondenza).
E dopo AFRICA e TRACCE, il canto del cigno (o del gallo cedrone...) è l'ambizioso e sofferto ALI, un romanzo scritto grondando sangue e sudore fra il 1991 e il 1997, pubblicato su FUTURO EUROPA 28 soltanto nel giugno 2001.
Ha due handicap: i caratteri di stampa molto piccoli (è scritto con vari font perchè si intrecciano storie molto diverse fra loro, mi auguro anche nello stile della scrittura) e la pubblicazione temporalmente successiva al Capodanno del 2000 (durante il quale si conclude la storia). In verità si dovrebbe anche leggere prima di TRACCE.
Di che genere è? Mah... Si alternano parti horror, comiche, storiche, biografiche, un pelino di sano sesso, pseudobiblia, ecc., ecc...
Se poi alla fine il tutto risulti illeggibile o gradevole non sta a me dirlo. Certo che un romanzo (anche se breve come questo) è difficile da sostenere e portare avanti se non dedicandogli un'attenzione che già allora facevo fatica a permettermi, figuriamoci adesso...
Ulteriore ed interessante link per sapere tutto ciò che è mai stato pubblicato in Italia nel settore è il seguente: www.fantascienza.com/catalogo oppure www.catalogovegetti.com/catalogo.
CAPITOLO 1 DI ALI (1991-1997)
Capitolo 1
Come il solito, arrivò in tremendo ritardo.
L'asta era iniziata da quasi un'ora.
Era stato bloccato da un inserviente mentre cercava, con disperata irruenza, di entrare nell'enorme salone. Un secco colpo di martello sancì un'aggiudicazione di un qualcosa a un prezzo strabiliante.
Con un percettibile atteggiamento di disprezzo, l'inserviente lo scortò in prima fila e lo invitò freddamente ad accomodarsi in un posto riservato.
Imbarazzato, guardò nervosamente le due donne in mezzo alle quali era seduto.
Alla sua destra vi era una donna molto anziana, che doveva in ogni modo essere ancora più vecchia di quanto già dimostrasse. Aveva la carnagione di una mummia abbronzata con cura; la pelle era tesa come se una pellicola conservante fosse stata passata attorno ad un pollo surgelato; i denti, piccoli ed irregolari, venivano quasi fatti schizzare fuori della bocca a causa di quello spaventoso "effetto Domopack"; le mani ed i polsi erano un inestimabile proliferare di bracciali, braccialetti, orologi, anelli, vere, coprivere, verette. Un severo abito blu di Chanel e gli occhietti freddi da criceto, che per un attimo lo squadrarono con disprezzo, davano un tocco finale da preside facoltosa di severissimo collegio svizzero.
Alla sua sinistra, invece, risplendeva, in appariscente contrasto con quella megera inquietante, una ragazza bellissima.
La gonna molto, molto corta di un tailleur grigio accarezzava due gambe snelle, ma sode e muscolose, accavallate in un modo allo stesso tempo elegante e malizioso; le scarpe erano dei décolleté bordeaux, con tacchi abbastanza alti, e lasciavano intravedere l'inizio delle dita; rialzando lo sguardo - inevitabilmente lascivo - Morgan fu sicuro di scorgere anche il bordo di una velata calza autoreggente. La giacca, mal coadiuvata da un body di pizzo ancora bordeaux, tentava disperatamente di nascondere due tette imperiose e dall'aspetto sicuramente genuino. Il viso era infine perfettamente complementare a quel corpo mozzafiato: capelli neri a caschetto, occhi verdi, naso leggermente all'insù, labbra abbastanza carnose, ma non volgari, carnagione molto liscia e poco truccata.
In definitiva, Morgan la classificò come la donna più bella mai vista nei suoi squallidi (almeno fino a quel momento) quarantasette anni di vita. Gli sembrò un essere quasi irreale nella sua assoluta perfezione, un'entità che poteva esistere compiutamente solo, protetta e artefatta, su uno schermo cinematografico o dentro un video televisivo.
Fu immediatamente certo che l'autrice di quel misterioso biglietto d'invito - accompagnato da un assegno insolitamente ricco - che aveva ricevuto pochi giorni prima (a firma di tal "Contessa Michelle De La Court", roboante nome a lui stranamente sconosciuto) fosse quell'orrenda vecchiaccia che continuava a trapanarlo con sguardi che non promettevano niente di positivo. Ma quando capì che la voce leggermente roca e sensuale, che aveva appena pronunciato, in un perfetto italiano privo della benché minima inflessione straniera o dialettale, la frase "Spero che la sua efficienza sia superiore alla sua puntualità, signor Hertel...", proveniva dalla sua sinistra, provò una sensazione di piacevolissimo entusiasmo.
Per la contentezza, ebbe in verità quasi l'istinto di balzare in piedi ed aggiudicarsi un rarissimo "Concetto Spaziale" a 320.000 Franchi Svizzeri; fortunatamente per le sue limitatissime possibilità economiche, riuscì a controllarsi e si lasciò sfuggire solo un sorrisino ebete.
Biascicò confusamente un balbettante discorso di presentazione: "Mi scusi... ehh... l'aereo... gli scioperi... poi il taxi e quella maschera... ehm... piacere Contessa...".
"Stia zitto adesso, per favore. E' quasi il mio lotto". Morgan tentò di mimetizzare il proprio disagio guardandosi un po' attorno: l'ampio salone era brulicante di attività ma, visto che il battitore stava aggiudicando un altro pezzo, tutti i movimenti, le mani alzate con finta indifferenza, le telefonate frenetiche, i cenni, gli appunti, le sigarette aspirate nervosamente, i cataloghi sfogliati, i commenti sussurrati al vicino, risultavano attutiti, in modo quasi innaturale, nell'ambiente silenzioso.
Percepì, come una minuscola scarica elettrica, il fruscìo provocato dalle cosce della Contessa che si disintrecciavano per riaccavallarsi immediatamente in modo speculare a prima. Ebbe finalmente la certezza (sperò che la donna non avesse notato il piccolo tendersi del collo per riuscire a guardarle bene la coscia destra) che indossasse calze autoreggenti.
La De La Court non poteva assolutamente avere più di 27 o 28 anni.
Il battitore stava ora presentando un variopinto polittico di quindici pezzi di tal Enrico, Ernesto o Ermanno De Paris. Almeno s’indovinava che erano raffigurate soprattutto delle case, era allegro e la base d'asta di 12.000 Franchi era una delle prime che Morgan avrebbe potuto perlomeno avvicinare.
"Presti attenzione al prossimo pezzo: è quello che ci interessa. Capisce l'inglese, vero?"
...continua su FUTURO EUROPA 28
ALI, INIZIO ALTRA STORIA (1991-1997)
Non mi abituerò mai ai tramonti equatoriali.
All’improvviso il sole si tuffa giù, rossastro, enorme.
Pochi istanti prima dominava tranquillamente il cielo, poi - e in quell'attimo sembra quasi di percepirne il rumore, uno "sproingg" da vecchio fumetto di Topolino - si è già inabissato.
Il mio cuoco è arrivato con un grosso marlin - troppo grosso - e con della cassava; si è messo subito a preparare la cena, vuole fare in fretta, tornare a casa il prima possibile.
Ogni giorno è più nervoso, anche lui (o forse più lui degli altri miei uomini) capisce che ci stiamo avvicinando tutti all’epilogo. E’ giusto che questi ultimi giorni li viva vicino alla sua famiglia, evitando l’inquietante presenza del Mze, che sicuramente teme e rispetta più di quanto ami.
L’elettricità manca da un paio di giorni e anche stasera i generatori faranno le bizze: ho pronte un paio di candele e un pacchetto di fiammiferi.
Una risma di carta di qualità molto scadente e la mia vecchia stilografica per riferire, agli eventuali posteri, la storia della mia famiglia e, ovviamente, la mia.
Non so se questa rudimentale e frettolosa biografia potrà interessare veramente a qualcuno: se sarò sconfitto (e quindi verosimilmente ucciso) provvederanno a eliminare queste pagine o mi faranno passare per pazzo (non è certo difficile...); nella remota ipotesi che riesca a sopravvivere non sono in grado di sapere se in ogni caso potrò (e/o dovrò) servirmene in futuro.
Non voglio neanche utilizzarle per spiegarmi, motivarmi o, peggio ancora, discolparmi. Ho fatto una scelta, tempo fa, che giudico intimamente, visceralmente giusta. Devo ammettere che sto proseguendo in quest’impresa folle, avendo avuto solo qualche riscontro, soprattutto di carattere personale e alcune prove, elementi che più o meno combaciano, abbozzando una piccola, minuscola e confusa parte del Tutto. Ma mi è sufficiente. Mi DEVE essere sufficiente. Un giorno un mio amico mi disse, con l’aria di volermi fare un complimento, che la mia fortuna era data dal fatto che sapevo sempre dove mi trovavo e da che parte volessi andare; buon per me - continuò - che non avessi letto abbastanza da pormi quelle domande che avrebbero reso il mio cammino assai meno semplice... E’ una banalizzazione, d’accordo, ma non è poi troppo lontano dal giusto. Ho dei dubbi - molti e spero fondati -, ma devo scoprire la verità e, soprattutto, partire preparato ad affrontarla, anche nelle sue manifestazioni più terribili e spaventose.
E’ solo che sono nervoso, molto nervoso; il modo migliore per impiegare i miei ultimi giorni è forse scrivere questo diario, ricontrollare i documenti, rianalizzare per l’ennesima volta il tutto. Partendo ovviamente dall’inizio: da cento anni fa, quando il mondo era così diverso da oggi. Un contadino, un servo della gleba, avrebbe potuto addormentarsi una sera nel 500 dopo Cristo e svegliarsi mille anni dopo, senza dover affrontare eccessivi problemi di adattamento. Mio trisnonno invece non sarebbe in grado di ambientarsi, di vivere nel mondo di oggi: e per produrre questo straniamento basterebbe un pisolino di neanche un secolo.
In verità quello che sto scrivendo non è completamente esatto: un coetaneo di mio trisnonno si troverebbe in difficoltà ma lui, volente o nolente, ... forse no.
Argentina, 1908
(Il tempo ingarbuglia i ricordi; i racconti cambiano e si arricchiscono, si coloriscono o inaridiscono secondo i momenti, di chi ascolta, di chi narra. Vero e falso si mischiano addirittura nella mente di chi dovrebbe essere un fedele testimone del passato, di chi ha vissuto, in prima persona, situazioni che raramente sono state vissute. Farò quello che posso per essere il più preciso e obiettivo possibile; sono comunque vicende che mille volte mi sono state raccontate, ma delle quali non fui diretto testimone.
D’altronde, ovviamente, non e’ questo il mio potere...)
Il mio bisnonno nacque a Quarto d'Asti, probabilmente nel 1890.
Quarto era un piccolo paese, con troppi pochi abitanti e troppo vicino ad Asti, per sperare di difendere a lungo il fugace e transitorio privilegio di essere un Comune. La forma di sostentamento più comune era l'agricoltura, anche se non erano infrequenti alcuni fenomeni di pendolarismo semindustriale verso la città più vicina e Torino.
La voglia di avventura, di nuove esperienze o forse una semplice carenza affettiva, spinsero il mio bisnonno Oreste, allora appena diciottenne, e suo fratello, di un paio d'anni maggiore, a partire (con una decisione coraggiosa, quanto repentina e forse affrettata) in nave per Buenos Aires.
In Argentina si era, infatti, trasferito da quasi dieci anni il loro padre e, come il trascorrere del tempo diradava nelle loro menti il suo ricordo - sommariamente scolpito nel periodo infantile -, così si rarefacevano progressivamente le notizie che lo riguardavano.
...continua su FUTURO EUROPA 28